Il restauro, un Cantiere vivo per le tarsie del coro
- Una chiesa piena di animali
E' possibile scegliere tra due opzioni:
1^ proposta: fare solo la visita alla Basilica e al Cantiere vivo per osservare il lavoro dei restauratori, leggere e analizzare la tarsia dell'Arca di Noè:
oppure:2^ proposta: oltre alla visita si può fare anche un'attività in classe. Questa ipotesi richiede due mattinate la prima per la visita e una seconda (due ore almeno) di attività in classe. Gli operatori de L'Officina guidano gli alunni a riflettere su quanto si è visto per raccogliere e rielaborare in modo creativo gli elementi osservati lungo il percorso di visita. L'attività è finalizzata alla produzione, a seconda della fascia di età, di un elaborato (un bestiario, un lapbook, un collage, una narrazione, una drammatizzazione, un gioco, un prodotto multimediale ecc.).
Memoria del paesaggio e trasformazioni del territorio
- Scopri la tua roggia: l’importanza dell’acqua nelle campagne bergamasche
Proviamo a tornare indietro, almeno a prima dell’industrializzazione che ha interessato il territorio bergamasco a partire dagli anni cinquanta-sessanta del Novecento: campagna e cascine sparse, boschi e paesi di piccole dimensioni e ben distanziati tra loro, strade per lo più sterrate e una ben evidenziata fitta rete di rogge che distribuiva l’acqua dai fiumi ai campi provvedendo anche a farne defluire l’eccedenza. Un lavoro per il quale l’uomo si è adoperato, anche nella bergamasca, fin dall’età medioevale ma di cui rimangono, soprattutto a Bergamo città, alcuni brevissimi tratti per lo più inquinati e che compaiono e scompaiono nascosti da strade e costruzioni. Attraverso i documenti di questo percorso sarà possibile visualizzare il territorio della provincia nel passato ed evidenziarne la rete di distribuzione delle acque e il suo utilizzo, confrontandolo con quello odierno.
Argomento
Sarebbe stato se non inutile, certamente problematico per la MIA possedere un enorme patrimonio fondiario senza l’acqua. E’ per questo che sin dal XIV secolo acquistò dal Comune di Bergamo non solo i terreni ma anche la Roggia Morla di Comun Nuovo. Una roggia che nasceva in città per poi scorrere verso sud e che veniva utilizzata soprattutto per l’irrigazione dei campi. Lungo il tragitto l’acqua veniva venduta per irrigare altri terreni non di proprietà della MIA, e per alimentare fontane private, far funzionare mulini e torchi e, nella prima fase dell’industrializzazione, anche turbine. La distribuzione dell’acqua era regolata in base alla quantità, alle fasce orarie e alle stagioni riportate in apposite tabelle.
Ambito cronologico
Inizio XX secolo, ma anche secoli precedenti
Fonti usate
- Regolamenti d’uso delle acque
- Tabelle con le “ruote” di distribuzione dell’acqua
- Mappe e descrizioni del percorso e dell'uso delle rogge
Organizzazione del percorso
Sono previste due mattinate così strutturate:
primo incontro: visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore, percorso nella città vecchia per osservare cisterne, fontane e pozzi e scoprire sia il sistema di raccolta e distribuzione dell'acqua che la funzione ornamentale di alcuni manufatti. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna della MIA.
secondo incontro: (in classe) laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico della MIA relativi alla rete di distribuzione delle acque nel passato, all'attuale rete di canali e alla sua gestione mediante il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca (lettura e trascrizione, discussione e sintesi).Abilità e competenze acquisibili:
- Capacità di lettura di documenti e riproduzioni cartografiche riconducibili al territorio agricolo della pianura bergamasca
- Osservazione dei fattori di trasformazione che hanno contribuito alla formazione dell’attuale paesaggio antropico
- Capacità di individuare le tracce storiche ancora riconoscibili nella configurazione del territorio in cui i ragazzi vivono
- Capacità di osservare e confrontare il paesaggio agrario di ieri e di oggi
Proposte di approfondimento culturale e didattico
- Studio del territorio vicino alla scuola: è sempre molto proficuo per lo studio del territorio un’indagine diretta sul campo per esplorare le rogge di più facile accesso per la classe osservando i tratti coperti, lo stato di conservazione, il loro utilizzo oggi per ricostruire l'importanza delle rogge nel passato.
- L’uso dell’acqua sia in città che in campagna: l’importanza dell’acqua sia per uso civile (potabile e non) o per usi agricoli e manifatturieri, nonché per la produzione di energia. Approfondire questo aspetto significa confrontarsi con l’attualissimo problema della carenza, della proprietà e della gestione di questo bene vitale.
- Le trasformazioni del paesaggio e del monastero di Astino nel corso del tempo
Il parco dei colli avvolge Bergamo alta come un manto alle cui estremità si collocano due monasteri benedettini: Astino, edificato a partire dal 1107 nella valle omonima, e Valmarina, monastero femminile all'imbocco della val Brembana, del quale si ha testimonianza attorno al 1150, oggi sede proprio del Parco dei colli istituito nel 1977. Entrambi i monasteri sono inseriti ancora oggi in un contesto paesaggistico agricolo forestale che, nonostante lo sviluppo urbanistico, conserva i segni della presenza delle monache benedettine e dei monaci benedettini vallombrosani.
I caratteri della valle di Astino erano particolarmente adatti all'edificazione del monastero: una posizione appartata, ma non eccessivamente distante dalla città e lungo un'importante via di transito, la vicinanza di sorgenti d'acqua e di boschi, circondata da dolci rilievi collinari che non ostacolavano le coltivazioni, la proteggevano dalle correnti e creavano una suggestiva cornice ambientale.
A distanza di quasi nove secoli dalla fondazione del monastero e nonostante il succedersi di vicende storiche e gli avvicendamenti colturali, la valletta conserva una bellezza quasi intatta nella quale è possibile riconoscere i segni dei lavori di dissodamento, bonifica, derivazione delle acque, costruzione di canali artificiali e di terrazzamenti voluti e diretti dai monaci vallombrosani che vi hanno vissuto per circa sette secoli.
Il restauro del complesso monumentale, ancora in corso, non si è limitato alle strutture architettoniche del monastero, ma ha investito anche i fondi agricoli e forestali per i quali si è avviato il reimpianto delle colture storiche della zona, secondo criteri di agricoltura biologica.
Ambito cronologico
XIX e XXI secolo
Documenti usati
- Osservazione diretta del paesaggio
- Dipinti, affreschi, architetture
- Manoscritti
Organizzazione del percorso
Sono previste due mattinate così strutturate:
primo incontro: visita guidata alla Chiesa del Santo Sepolcro e agli ambienti monastici, osservazione del territorio circostante;
secondo incontro; (in classe) lettura di testi, carte e dipinti relativi alla valle di Astino e rielaborazione creativa di quanto osservato durante la visita e nei documenti.
Abilità e competenze acquisibili
- Capacità di leggere e interrogare documenti scritti, affreschi e dipinti
- Capacità di ordinare eventi sulla linea del tempo
- Individuazione della destinazione d'uso degli spazi
- Capacità di riconoscere il valore e le potenzialità di un bene artistico e ambientale
- Capacità di comunicare le informazioni apprese
Proposte di approfondimento culturale e didattico
- I cambiamenti del monastero di Astino attraverso i secoli
- I monaci medievali e l'innovazione agricola
- Destinazione d'uso degli spazi di un monastero e attività dei monaci
Consigliato per
Classi IV o V della scuola primaria.
Storia della cultura e della società dall’età medievale ad oggi
- Carta, penna e calamaio
Come comunicava l’uomo primitivo oltre che con il suono della propria voce? Come è riuscito a lasciare segni di quello che faceva e di quello che pensava? Quali strumenti utilizzava? Quando viveva senza biro né quaderni tra la terra, le pietre e gli alberi che cosa si è inventato per annotare fatti, fare conti, registrare cose importanti da ricordare?
Non propriamente un percorso, ma un vero laboratorio in cui i bambini “giocano” al mestiere dello storico, indagano fonti materiali, iconografiche e scritte attraverso la mediazione degli strumenti multimediali, ricavano informazioni da ciò che vedono ed imparano a ricondurle criticamente a ciò che hanno appreso dallo studio sul loro libro di storia.
Vengono condotti nel percorso di evoluzione dal segno grafico alla scrittura e parallelamente alla progressiva scoperta dei supporti e dei materiali scrittori; provano a graffiare la pietra e cercano i colori nella natura; incidono le tavolette di cera e ragionano sul loro utilizzo in epoca romana; indagano i metodi di produzione di papiro e pergamena; scoprono la carta di stracci e le filigrane in essa racchiuse; realizzano un timbro con il proprio simbolo; producono fogli di carta riciclata; elaborano e realizzano l’iniziale miniata del proprio nome.Il laboratorio
L'attività laboratoriale basata sul fare é articolata in tre mattinate, che si svolgono presso le scuole. Le informazioni e le riflessioni, dosate in base all’età e al livello della classe, vanno di pari passo con l'invito "Ora prova tu".
Primo incontro: LA SCRITTURA DALLE ORIGINI ALL'ANTICA ROMA
- Le origini del segno grafico: incisioni e pitture rupestri
- L'incisione della pietra: lo sgraffio delle pietre
- Le epigrafi romane
- La scuola nell'antica Roma: l'incisione di tavolette cerate
- Il papiro e la pergamena
Secondo incontro: LA SCRITTURA E I SUPPORTI SCRITTORI NEL MEDIOEVO
- La carta: origini e modalità di produzione
- La filigrana: cosa è, a cosa serviva e l’utilizzo nelle banconote
- Il sigillo e il timbro: produzione del proprio simbolo
- Gli inchiostri: la ricetta della Mia
Terzo incontro: PRODURRE LA CARTA E REALIZZAZIONE DI UNA MINIATURA
- Produzione di un foglio di carta riciclata
- La miniatura: cosa è, come si realizza
- Gli antifonari miniati della Mia: realizzazione di un capolettera.
I materiali
Tutti i materiali necessari per il laboratorio vengono forniti gratuitamente da L’Officina dello storico.
Abilità e competenze
- Capacità di osservazione, di indagine delle fonti, di riflessione
- Capacità di comprendere la relazione tra mano e mente
- Capacità di orientarsi nel tempo e usare le scansioni temporali: tanto tempo fa, il passato recente, adesso
- Capacità di imparare facendo
- Capacità di riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione.
Possibilità di approfondimento
Gli insegnanti prima o dopo il laboratorio possono sviluppare aspetti riguardanti:
- la comunicazione nelle varie civiltà e nelle varie epoche storiche (caratteristiche, modalità, funzioni, scopi, tipologie)
- la storia (le antiche civiltà, il medioevo, l’età moderna e il confronto con l'oggi).
Riservato alle
Classi terze e quarte della scuola primaria.
- L'Accademia della MIA: scuola di ieri e scuola di oggi
Siete curiosi di sapere e di far sapere ai vostri alunni di oggi come era la scuola nella ormai lontanissima età moderna, come vivevano gli studenti e, se si ribellavano, come e soprattutto perché lo facevano? I documenti di questo percorso offrono uno spaccato della vita scolastica del ‘600, in particolare della seconda Accademia (1616-1630) di Bergamo fondata e gestita dalla MIA, e la possibilità di confrontarla con la vita scolastica odierna. Possono riservare qualche sorpresa!
La vicenda
Tutto ha inizio alla vigilia di un Natale del primo Seicento, nella sala del Consiglio della MIA (oggi sede della Biblioteca musicale “Gaetano Donizetti”) nell’antica sede storica della Domus Magna in città alta. Un gruppo di studenti, dopo aver salito la stessa ampia ed imponente scala di accesso di oggi, viene interrogato in merito ad una “congiura” con tanto di armi e via di fuga che alcuni di loro stavano preparando. Lì, a dirigere l’inchiesta, è qualcuno più in alto e più potente dell’attuale preside, qualcuno che può decidere per sempre del loro futuro.
Ambito cronologico
XVII secolo
Fonti usate
Si parte dal verbale dell’interrogatorio degli studenti, documento fondamentale per ricostruire la vicenda, e per questo oggetto di trascrizione ed analisi durante il laboratorio presso la sede attuale della MIA. Seguono altri verbali correlati alla vicenda e alla vita scolastica della Accademia tratti dalle Terminazioni, vale a dire dal registro settimanale delle decisioni del Consiglio della MIA. In particolare sono riportate le istituzioni e i capitoli (le regole) di questa scuola.
Organizzazione del percorso
Sono previste due mattinate così strutturate:
primo incontro: (in città alta) se possibile presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia presso la Biblioteca civica “A. Mai”, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
secondo incontro: (presso la scuola) lettura e analisi di alcuni documenti dell'archivio della MIA sulla vita e l'organizzazione della scuola medievale.
Abilità e competenze acquisibili
- Capacità di lettura e interrogazione delle fonti manoscritte e a stampa
- Individuazione e comprensione di termini desueti
- Individuazione delle informazioni utili per la ricostruzione della vicenda
- Individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- Produzione e comunicazione in forma creativa delle informazioni apprese
- Confronto passato/presente: la scuola del Seicento e quella di oggi
Proposte di approfondimento culturale e didattico
- Le dinamiche relazionali di un gruppo di ragazzi del passato a confronto con quelle dei ragazzi di oggi: “Tu cosa avresti fatto? Oggi come andrebbero le cose?”
- Confronto tra l’organizzazione, le regole e le attività dell’Accademia della MIA e quelle della propria scuola e/o della scuola in generale: le differenze e aspetti comuni
- Il ruolo volto dalla MIA nell’ambito della assistenza e anche dell'istruzione a Bergamo.
- L’acqua: le opere d’arte di S. Maria Maggiore e le antiche fontane di Città alta
Poiché la Basilica di S. Maria Maggiore inizialmente ospitava il fonte battesimale (oggi trasferito all'esterno in Piazza Duomo), nelle opere d'arte che la abbelliscono il tema dell'acqua è evocato ripetutamente, assumendo di volta in volta un diverso valore simbolico. Da sempre l'acqua è per l'uomo non solo oggetto di culto, ma anche metafora potente di vari momenti della condizione umana, il cui significato è spesso duplice in quanto può rappresentare, anche all'interno della stessa cultura o religione, in egual modo la vita o la morte, la rinascita e la purificazione o la distruzione.
Il percorso
Sono previste due mattinate così strutturate:
primo incontro: in città alta con la visita alla Basilica di S. Maria Maggiore ed in particolare alle tarsie del coro di Santa Maria Maggiore opera eseguita, tra il 1524 e il 1532, dalla bottega di G. F. Capoferri su cartoni disegnati prevalentemente da L. Lotto.
I bambini, guidati da un esperto collaboratore dell'Officina, seguono il racconto di un episodio biblico (L'arca di Noè o Il passaggio del mar Rosso) rappresentato nell'iconostasi, analizzando la particolarità della tecnica compositiva che unisce in un'unica scena diverse sequenze temporali. L'osservazione dei dettagli dell'opera permette di cogliere il valore del genio artistico e creativo di Lotto e l'abilità di Capoferri, ma anche di apprezzare la bellezza e la complessità della tecnica dell'intarsio.
La visita in S. Maria Maggiore segue o precede un breve percorso nella città vecchia per osservare cisterne, fontane e pozzi e scoprire sia il sistema di raccolta e distribuzione dell'acqua che la funzione ornamentale di alcuni manufatti.
Secondo incontro: (in classe) di carattere laboratoriale per scoprire attraverso immagini e documenti l'importanza dell'acqua, i sistemi di distribuzione ed uso nel passato e oggi.
Fonti usate
- Opere d'arte della Basilica di S. Maria Maggiore
- Arredi urbani: cisterne, fontane, pozzi di Città alta
Abilità e competenze acquisibili
- Lettura di un'opera d'arte, interpretazione di simboli, allegorie, miti e leggende
- Capacità di riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali
- Capacità di rielaborare le conoscenze apprese nel corso delle visite guidate in forme comunicative diverse (fumetto, racconto, disegno, lapbook, ecc.)
- Sviluppo del senso di appartenenza alla propria comunità attraverso la conoscenza della storia e dell'arte del proprio territorio
Proposte di approfondimento culturale e didattico
- Osservazione, anche con uscite, e descrizione delle vie d'acqua del proprio territorio e del loro stato di salute
- Miti e leggende legati all'acqua
- Importanza di un consumo razionale e sostenibile dell'acqua
- Il monastero di Astino: la vita dei monaci e i lavoratori al loro servizio
Che storia, o meglio, quali storie si celano dietro le antiche mura del monastero vallombrosano di Astino? A poca distanza dal centro storico di Bergamo, ma calato in una valle verdeggiante e amena, il complesso monumentale di Astino, fondato nel 1107 da alcuni seguaci di San Giovanni Gualberto provenienti dal monastero di San Gervasio e Protasio di Brescia, sembra vivere fuori dal tempo conservando inalterato un suo fascino particolare. Nonostante la posizione un po' appartata ha sempre mantenuto uno stretto legame con il territorio circostante e con la città di Bergamo di cui ha condiviso la sorte nelle diverse vicende storiche.
Il materiale di questo percorso presenta dei piccoli episodi che ci danno un'immagine più quotidiana della vita all'interno del cenobio facendoci scoprire situazioni inaspettate e vedere una varietà di personaggi che entrano, vivono e lavorano tra le alte mura del monastero. Scopriamo, ad esempio, che insieme ai monaci vivevano anche i conversi e i servitori e che le relazioni potevano essere molto "burrascose", che nella valle di Astino si aggiravano i lupi, mentre i topi rovinavano le canne dell’organo.Ambito cronologico
XVI e XVII secolo
Fonti usate
- Stralci dalle Ricordanze (annotazioni degli abati del monastero), il Compendio delle scritture del Monastero di Astino dell'abate Ignazio Guiducci, Istoria della badia di Astino di Pier Gerolamo Mazzoleni.
- Il ricco corredo di dipinti della chiesa del Santo Sepolcro.
Organizzazione del percorso
Sono previste due mattinate così strutturate:
primo incontro: visita guidata alla Chiesa del Santo Sepolcro e agli ambienti monastici
secondo incontro: attività in classe con gli operatori de L'Officina per la rielaborazione creativa di quanto emerso dalla lettura dei documenti.
Abilità e competenze acquisibili
- Capacità di lettura e interrogazione di fonti manoscritte e a stampa
- Capacità di individuare nel testo e comprendere termini desueti
- Ricostruzione della vicenda o dell’evento
- Capacità di restituzione in forma scritta o orale (relazione, racconto orale o scritto, grafico, prodotto multimediale ecc…)
- Confronto passato e presente
Proposte di approfondimento culturale e didattico
- La vita all’interno di una comunità monastica medievale
- La spiritualità vallombrosana e il rapporto con la natura
- La struttura dei monasteri medievali: spazi e la loro destinazione
Storia della carità e dell’assistenza
- I vallombrosani ad Astino: esempi di fede e carità
Il capitolo IV (Gli strumenti delle buone opere) della Regola di S. Benedetto, a cui la Regola Vallombrosana si rifaceva, stabiliva che i seguaci di Giovanni Gualberto dovessero: “soccorrere i poveri, vestire gli ignudi, visitare gli infermi, seppellire i morti, alleviare tutte le sofferenze e consolare quelli che sono nell'afflizione”.
Infatti già nella prima metà del XII secolo, accanto al monastero di Astino, sorse un ospedale per aiutare i più bisognosi, i cui beni nel 1305 confluirono in quelli della Misericordia Maggiore. Successivamente, dopo la morte del vescovo Guala de Roniis nel 1244, venne istituita una distribuzione annuale di pane per i poveri. A questa prima ‘elemosina grande’ ne seguì un’altra nel XVI secolo.
La vicenda
All’inizio del 1500 il monastero di Astino aveva un debito, che non era in grado di pagare, con l'abate Silvestro de Benedictis. Egli allora annullò il debito ma stabilì nel proprio testamento che il monastero due volte all'anno (il giorno anniversario della sua morte e la domenica delle Palme), doveva distribuire dieci some (quasi 300 Kg.) di frumento ai poveri, dando ad ogni povero un pane e un quattrino.
Nella controfacciata della chiesa del S. Sepolcro si può vedere un affresco che ricorda proprio la Grande elemosina annuale.
Purtroppo, col passare degli anni, si persero la memoria e i documenti che stabilivano gli obblighi del monastero, e la generosità degli abati fece sì che la quantità di pane distribuito ai poveri aumentasse notevolmente. Inoltre nel giorno della distribuzione il grande afflusso nella valle di poveri, vagabondi, curiosi e autorità finì per diventare motivo di scandalo e disturbo.
I monaci tentarono di abolire la Grande elemosina, ma ebbero notevoli difficoltà per l'opposizione della cittadinanza e delle autorità civili. La controversia fu risolta solo alla fine del 1500 con un accordo in base al quale i monaci di Astino sostituirono la Grande elemosina con l'obbligo di pagare ogni anno 18 some di frumento all'Ospedale grande di San Marco.
Ambito cronologico
XVI secolo
Fonti usate
- Stralci dalle Ricordanze (annotazioni degli abati del monastero), il Compendio delle scritture del Monastero di Astino dell'abate Ignazio Guiducci, Istoria della badia di Astino di Pier Gerolamo Mazzoleni.
- Il ricco corredo di dipinti della chiesa del Santo Sepolcro
Organizzazione del percorso
Sono previste due mattinate così strutturate:
primo incontro: visita guidata alla Chiesa del Santo Sepolcro e agli ambienti monastici.
I protagonisti dei dipinti della chiesa: personaggi esemplari della spiritualità vallombrosana;
secondo incontro: (in classe) rielaborazione creativa di quanto osservato durante la visita.
Abilità e competenze acquisibili
- Capacità di lettura e comprensione di un testo manoscritto o a stampa
- Capacità di riconoscere vocaboli desueti e comprenderne il significato
- Capacità di leggere un'opera d'arte: osservare dettagli e simboli
- Capacità di interpretare il significato morale di una storia
Proposte di approfondimento culturale e didattico
- La vicenda della grande elemosina attraverso la documentazione
- Riflessioni sulle cause e gli effetti della povertà
- Lasciti e donazioni
- La carità e l'aiuto ai poveri nel passato e oggi
- La fame e lo spreco alimentare nel mondo moderno.
- La Misericordia Maggiore e l’aiuto ai poveri attraverso i secoli
Chi si occupava dei poveri, specie quando nei periodi di gravi carestie il numero aumentava fino a diventare non solo straziante per lo spettacolo tristissimo di visi emaciati, corpi macilenti, ma anche pericoloso per le rivolte e gli assalti che mettevano a rischio la stabilità sociale? La MIA, quale ente nato con il proposito di aiutare i bisognosi, ebbe un ruolo fondamentale nella storia della carità a Bergamo. Un’occasione per riflettere sui meccanismi complessi delle crisi economiche, sulle differenze sociali, sul ruolo della beneficenza pubblica e privata, anche personale, nel contribuire ad aiutare i bisognosi, nel passato come nel presente.
La vicenda
L’8 marzo 1629 i poveri, provenienti dai borghi e sottoborghi della città, nonché dai paesi della provincia, premono alle porte della sede della MIA in città alta per la periodica distribuzione di pane e vino. C’è una crisi nella produzione e nell’approvvigionamento di cereali che, nonostante gli sforzi, il Comune non riesce ad affrontare. Tutti i pii luoghi vengono allertati, per prima la MIA che, nel Seicento, è l’istituto di carità più potente e ricco della città. Nonostante gli sforzi, la carestia procede inarrestabile e ai morti d’inedia per le strade si aggiungono quelli schiacciati dalla calca proprio fuori dai magazzini della Domus Magna di via Arena.
Ambito cronologico
Dal XIII secolo al XX secolo
Fonti usate
- Affresco dei Canevari
- Brevi stralci dalle Terminazioni (verbali degli incontri settimanali del Consiglio della MIA)
- Lettere con richieste di aiuto
Organizzazione del percorso
Sono previste due mattinate così strutturate:
primo incontro: visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore e ad alcuni luoghi storici della città vecchia. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna;
secondo incontro: (in classe) laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico della MIA
Abilità e competenze acquisibili
- Capacità di leggere e comprendere documenti manoscritti e a stampa
- Capacità di individuare e comprendere termini desueti in uso nei documenti esaminati
- Capacità di ordinare e comunicare le informazioni apprese
- Capacità di confrontare situazioni di epoche diverse
Proposte di approfondimento culturale e didattico
- Ricostruzione creativa della vicenda degli incidenti durante la distribuzione del pane attraverso la documentazione (drammatizzazione, racconto, articolo di cronaca, ecc.)
- Riflessioni sulle cause e gli effetti della povertà nel passato e oggi
- Gli interventi della MIA di aiuto ai poveri.
- Tra ritratti, testamenti, stemmi, alberi genealogici alla scoperta di una benefattrice: Flaminia De Vecchi Carrara Beroa
In questo percorso si parla di generosità. Siamo nel cuore dell’attività della MIA, quella per cui era stata fondata nel 1265: aiutare gli altri. E di cuore doveva averne tanto Flaminia sia quando era in vita -caratterizzata da un’avveduta prodigalità verso i bisognosi- sia dopo la morte quando, in forma di legati, sostiene enti di beneficenza e privati cittadini. Non facile discorso oggi quello sulla carità ma certamente di grande attualità tra il senso di fastidio e le richieste pressanti di una nuova povertà.
La vicenda
Flaminia De Vecchi era nata fortunata: apparteneva ad una ricchissima famiglia di antica nobiltà, aveva sposato l’uomo che amava, anche lui di una famiglia, i Carrara Beroa, altrettanto ricca e nobile. Eppure sfortunata: la prima ferita indelebile, la perdita della madre da piccola, e poi la seconda straziante, la perdita dell’unica figlia tanto attesa e quasi più sperata. L’albero di due famiglie secolari si era esaurito. Nondimeno, come trapela dal suo lucido testamento, il dolore non le impedisce di scorgere le necessità degli altri e per ognuno ha un pensiero: parenti, amici, domestici e dipendenti delle sue proprietà e poi diversi enti assistenziali della città di Bergamo che le renderà omaggio alla sua morte con una cerimonia funebre che metterà in movimento tutta la popolazione.
Ambito cronologico
XIX secolo
Fonti usate
In questo percorso si parte dall'esame di alcuni ritratti famosi, cercando di mettere a fuoco alcune caratteristiche fisiche e psicologiche dei personaggi raffigurati e interpretando l'opera del pittore bergamasco Giuseppe Rillosi, che ritrae Flaminia De Vecchi. Alla lettura dei quadri si affianca il racconto della famiglia: lo stemma, l'albero genealogico, qualche stralcio del testamento.
Organizzazione del percorso
Sono previste due mattinate così strutturate:
primo incontro: visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore e ad alcuni luoghi storici della città vecchia. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna.
Secondo incontro: (presso la scuola) breve presentazione della storia della MIA e della beneficenza, attività di laboratorio sul ritratto.
Abilità e competenze acquisibili
- Capacità di lettura di testi manoscritti o a stampa e tracce iconografiche
- Capacità di riconoscere e definire atteggiamenti, caratteristiche, qualità e difetti propri e altrui
- Capacità di rappresentare graficamente caratteristiche particolari di una persona o di un gruppo
Proposte di approfondimento culturale e didattico
- La vita e la personalità della contessa Flaminia attraverso documenti diversi
- La biografia: la figura di una persona nota o di un benefattore del proprio paese, o del personaggio al quale è dedicata la scuola
- La storia personale degli alunni, le relazioni parentali, le foto, l'albero genealogico
- Progetto di uno stemma familiare o di classe.