Il laboratorio può essere scelto tra percorsi tematici diversi, che consentono differenti proposte di approfondimento. Le fonti proposte e le attività da svolgere possono essere adeguate al livello scolastico delle classi coinvolte (dalle scuole primarie alle scuole secondarie di secondo grado), anche con l’aiuto dell’équipe dell’Officina.
Le piste di ricerca spaziano dall’età moderna agli inizi del Novecento e sono riconducibili ai seguenti grandi nuclei tematici interdisciplinari:
- storia della cultura e della società dall’età medievale ad oggi: da istituti e opere di cultura ad istituti e opere di carità e assistenza nella storia della MIA in rapporto con la storia della città;
- Storia della carità e dell’assistenza: dagli interventi caritatevoli dei Luoghi Pii alla nascita delle prime forme di assistenza legate all’intervento dello stato;
- la memoria del paesaggio e le trasformazioni del territorio: attraverso la documentazione storica e i materiali iconografici prodotti per la gestione del patrimonio rurale e l’osservazione diretta dell’ambiente e la lettura di materiale cartografico.
Ambito tematico: Storia della cultura e della società dall’età medievale ad oggi
- Carta, penna e calamaio
Come comunicava l’uomo primitivo oltreché con il suono della propria voce? Come è riuscito a lasciare segni di quello che faceva e di quello che pensava? Quali strumenti utilizzava? Quando viveva senza biro né quaderni tra la terra, le pietre e gli alberi che cosa si è inventato per annotare fatti, fare conti, registrare cose importanti da ricordare?
Non propriamente un percorso, ma un vero laboratorio in cui i bambini “giocano” al mestiere dello storico, indagano fonti materiali, iconografiche e scritte attraverso la mediazione degli strumenti multimediali, ricavano informazioni da ciò che vedono ed imparano a ricondurle criticamente a ciò che hanno appreso dallo studio sul loro libro di storia.
Vengono condotti nel percorso di evoluzione dal segno grafico alla scrittura e parallelamente alla progressiva scoperta dei supporti e dei materiali scrittori; provano a graffiare la pietra e cercano i colori nella natura; incidono le tavolette di cera e ragionano sul loro utilizzo in epoca romana; indagano i metodi di produzione di papiro e pergamena; scoprono la carta di stracci e le filigrane in essa racchiuse; realizzano un timbro con il proprio simbolo; producono fogli di carta riciclata; elaborano e realizzano l’iniziale miniata del proprio nome.
Il laboratorio:
l'attività laboratoriale basata sul fare é articolata in due o tre mattinate, che si svolgono presso le scuole. Le informazioni e le riflessioni, dosate in base all’età e al livello della classe, vanno di pari passo con l'invito "Ora prova tu".
Primo incontro: LA SCRITTURA DALLE ORIGINI ALL'ANTICA ROMA
- le origini del segno grafico: incisioni e pitture rupestri
- l'incisione della pietra: lo sgraffio delle pietre
- le epigrafi romane
- la scuola nell'antica Roma: l'incisione di tavolette cerate
- il papiro e la pergamena
Secondo incontro: LA SCRITTURA E I SUPPORTI SCRITTORI NEL MEDIOEVO
- la carta: origini e modalità di produzione
- la filigrana: cosa è, a cosa serviva e l’utilizzo nelle banconote
- il sigillo e il timbro: produzione del proprio simbolo
- gli inchiostri: la ricetta della Mia
Terzo incontro: PRODURRE LA CARTA E REALIZZAZIONE DI UNA MINIATURA
- produzione di un foglio di carta riciclata
- la miniatura: cosa è, come si realizza
- gli antifonari miniati della Mia: realizzazione di un capolettera.
I materiali:
tutti i materiali necessari per il laboratorio vengono forniti gratuitamente da L’Officina dello storico.
Possibilità di approfondimento:
gli insegnanti prima o dopo il laboratorio possono sviluppare aspetti riguardanti:
- la comunicazione nelle varie civiltà e nelle varie epoche storiche (caratteristiche, modalità, funzioni, scopi, tipologie)
- la storia (le antiche civiltà, il medioevo, l’età moderna e il confronto con l'oggi).
Abilità e competenze:
- capacità di osservazione, di indagine delle fonti, di riflessione
- saper comprendere la relazione tra mano e mente
- apprendere il senso del tempo e le scansioni temporali: tanto tempo fa, il passato recente, adesso.
- imparare facendo
- saper riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione.
Riservato alla:
scuola primaria dalla classe terza alla quinta.
- L’acqua delle antiche fontane di città alta e nelle opere d’arte di S. Maria Maggiore
La Basilica di S. Maria Maggiore inizialmente ospitava il battistero (oggi trasferito all'esterno in piazza duomo) e il tema dell'acqua è evocato più volte nelle opere d'arte che la abbelliscono assumendo di volta in volta un diverso valore simbolico. Da sempre l'acqua è per l'uomo non solo oggetto di culto ma anche metafora potente di vari momenti della condizione umana, il cui significato è spesso duplice in quanto può rappresentare, anche all'interno della stessa cultura o religione, in egual modo la vita o la morte, la rinascita e la purificazione o la distruzione.
Il percorso:
L'intervento prevede uno o due incontri:
Il primo (intera mattinata h. 9-12,30) si svolge in Città Alta con la visita alla Basilica di S. Maria Maggiore ed in particolare alle tarsie del coro di Santa Maria Maggiore opera eseguita, tra il 1524 e il 1532, dalla bottega di Giovan Francesco Capoferri su ,cartoni disegnati prevalentemente da Lorenzo Lotto. I bambini, guidati da un esperto collaboratore dell'Officina, seguono il racconto di un episodio biblico (Il diluvio, Il passaggio del mar Rosso, o Davide e Golia) rappresentato nell'iconostasi, analizzando la particolarità della tecnica compositiva che unisce in un'unica scena diverse sequenze temporali. L'osservazione dei dettagli dell'opera permette di cogliere il valore del genio artistico e creativo di Lorenzo Lotto e l'abilità di Capoferri ma anche di apprezzare la bellezza e la complessità della tecnica dell'intarsio.
Alla visita in S. Maria Maggiore segue un breve percorso nella città vecchia per osservare cisterne, fontane e pozzi e scoprire sia il sistema di raccolta e distribuzione dell'acqua che la funzione ornamentale di alcune opere..
A questo può seguire un secondo incontro in classe (durata di 2 ore ca.) di carattere più laboratoriale per scoprire attraverso immagini e documenti l'importanza dell'acqua, i sistemi di distribuzione ed uso nel passato e oggi.
Fonti usate:
- opere d'arte della Basilica di S. Maria Maggiore
- arredi urbani: cisterne, fontane, pozzi di Città alta
Organizzazione del percorso:
un unico incontro in città alta per la visita guidata: alla Basilica di Santa Maria Maggiore e successivamente alle fontane e alle cisterne della città medievale per osservare il sistema di approvvigionamento e distribuzione dell'acqua.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- ordine della narrazione: contemporaneità e successione, anteriorità e posteriorità
- specificità della narrazione orale e della narrazione grafica
- l'uso dei simboli: riflessione sulla relazione esistente fra l’oggetto cui il segno si riferisce e l’immagine mentale evocata nell'arte pittorica
- sistemi di distribuzione e approvvigionamento dell'acqua nel passato e nel presente
Abilità e competenze acquisibili:
Educazione al patrimonio:
- saper leggere un'opera d'arte, interpretare simboli, allegorie, miti e leggende, il contesto storico nel quale l’opera d’arte è realizzata; produzione e comunicazione finale delle informazioni apprese.
- saper riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione.
- sviluppare il senso di appartenenza alla propria comunità attraverso la conoscenza della storia, e dell'arte del proprio territorio
- rielaborare le conoscenze apprese nel corso delle visite guidate e dell’osservazione delle opere d’arte e dei beni storici e monumentali in forme comunicative diverse (fumetto, racconto, disegno, ecc.).
Educazione ambientale e scientifica:
- comprendere l’ importanza dell'acqua per la vita dell'uomo e di una comunità
- comprendere l’importanza di un consumo razionale e sostenibile dell'acqua, e della riduzione dei consumi delle risorse naturali, lotta agli sprechi e ad ogni forma di inquinamento
- assumere comportamenti di rispetto, difesa e consapevolezza del valore delle risorse naturali.
Consigliato per:
la scuola primaria e la secondaria di primo grado.
- Faide e criminalità nobile a Bergamo tra XVI e XVII secolo
“ …e noi siam galantuomini” dicono con faccia sorniona i bravi a don Abbondio. Una storia tutta inventata quella di Renzo e Lucia? Non completamente. Sembra infatti che Alessandro Manzoni si sia avvalso di una torbida vicenda avvenuta dalle parti di Vicenza, emersa da atti processuali d’archivio finiti ad un certo punto da Venezia a Milano, e, adattandola, abbia tratto la trama del suo capolavoro. Anche nel bergamasco, ai tempi del dominio della Serenissima, i nobili spadroneggiavano e infilzavano di spada personalmente, o facevano "archibugiare" dai loro bravi, non solo i rivali ma anche membri della propria famiglia. Un percorso dunque un po’ truculento tra omicidi privati e torture pubbliche a delineare un periodo tra la metà del ‘500 e la metà del ‘600 in cui in Italia nobili e cavalieri in crisi di identità non se la prendevano con i mulini a vento ma con chiunque li ostacolasse.
Le vicende:
il dossier di fonti di questo percorso contiene materiali relativi a due episodi di faida in cui sono coinvolte potenti famiglie bergamasche. Nel primo, notissimo, il conte Achille Brembati l’1 aprile 1563 viene ucciso a tradimento nel luogo più sacro per la città di Bergamo: la basilica di Santa Maria Maggiore. Il conte Gian Domenico Albani, mandante dell’omicidio, e l’assassino, il sicario Manfredo Lando detto el conte piasentin, fuggono calandosi dalle mura vecchie.
Il secondo episodio si riferisce al conflitto interno alla famiglia dei conti Calepio feudatari dell'omonima valle e ferocemente divisi dalla controversia sulla concessione dei diritti feudali ai soli eredi del conte Trussardo. La battaglia ereditaria si trascinerà per oltre un secolo non solo nelle sedi legali della magistratura veneziana ma anche attraverso il frequente ricorso alle armi e alle prepotenze dei bravi al servizio dei principali esponenti della famiglia Calepio in lotta fra loro.
Ambito cronologico:
secc. XVI-XVII
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro: (presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani) laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico della MIA relativi alla tematica scelta (lettura e trascrizione, discussione e sintesi).
Fonti usate:
della faida Brembati-Albani nell'archivio della MIA si conserva una breve “notta” - in occasione della morte della moglie della vittima, Minerva Rota, scritta dal notaio della MIA dottor Poncino. La vicenda è stata ampiamente trattata da Bortolo Belotti nel volume "Una sacrilega faida bergamasca del '500".
Per la faida Calepio, al contrario, rimangono molte carte del processo seguito al delitto a colpi d’archibugio del conte Pietro Calepio avvenuto nella casa del parroco (curato) di Credaro il giorno 29 dicembre 1647 ad opera dei bravi del conte Antonio Calepio. La lettura di dette carte manoscritte ci permette di ricostruire la dinamica dell’assassinio del conte Pietro, le ribalderie e le sfide che precedono e seguono la sparatoria. La documentazione comprende inoltre vari bandi e lasciapassare per membri della famiglia Calepio che documentano bene il fenomeno della criminalità nobile in quel periodo e l'inutilità degli sforzi dell'autorità veneta per contrastarla.
- atti processuali, lettere, bandi, lasciapassare, permesso di soggiorno relativi alla faida Calepio
- ordinanze e disposizioni delle autorità veneziane.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
i documenti selezionati in questo dossier offrono la possibilità di ricostruire non solo le vicende dei due assassini, ma di conoscere uno spaccato della società bergamasca tra il ‘500 e il ‘600, e possono essere utilizzati in modi diversi:
- la ricostruzione di una delle vicende: entrambe vedono protagonista la nobiltà bergamasca di cui mettono in luce la mentalità, lo stile di vita, il potere sociale. Interrogando le carte si osserva la permanenza di privilegi feudali ben oltre il canonico 1492, la prepotenza e il disprezzo della legge da parte di nobili del tempo, le difficoltà del potere centrale a punire i nobili prepotenti, la sudditanza del popolo nei confronti della nobiltà
- la ricostruzione dell’ambiente, che fa da sfondo alle vicende anche con l’utilizzo di dipinti dell’epoca (si pensi ai bellissimi ritratti di Giovan Battista Moroni o di Lorenzo Lotto di aristocratici bergamaschi del tempo tra cui alcuni membri della famiglia Brembati): l’abbigliamento dei personaggi, le armi, le residenze, ma con un occhio al panorama della città o dei borghi di provincia cresciuti attorno ai castelli e alle chiese
- la mentalità dell’epoca e un confronto con l’oggi rispetto ai valori della vita: l’onore, l’offesa, la vendetta di sangue, la giustizia e l’ingiustizia che si rispecchiano nei bandi, nelle difficoltà di istituire processi che vedono imputati i nobili, nelle modalità di conduzione degli stessi e nelle pene.
Abilità e competenze:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte e a stampa:
- approccio al lessico in uso nel periodo in cui le fonti sono state scritte ed ai linguaggi di carattere settoriale
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- analisi delle variazioni linguistiche verificatesi nel corso del tempo (vocaboli in disuso o legati a particolari professioni e codici professionali)
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con l’oggi: i rapporti sociali.
Consigliato per:
- la scuola secondaria di primo grado sia per il carattere avventuroso della vicenda narrata che per gli spunti di riflessione offerti dal carattere violento e prevaricatore dei protagonisti
- le classi del biennio della scuola secondaria di secondo grado, in particolare in abbinamento con la lettura de “I Promessi Sposi” e con il periodo storico; inoltre vi è la possibilità di interessanti collegamenti per gli indirizzi scolastici nei quali si studia diritto.
- La congiura degli studenti dell'Accademia della MIA (XVII sec.)
Prima del fatidico ‘68, o meglio ai tempi dei nostri antenati, gli studenti erano davvero più disciplinati e studiosi? Siete curiosi di sapere e di far sapere ai vostri alunni di oggi come era la scuola nella ormai lontanissima età moderna, come vivevano gli studenti e, se si ribellavano, come e soprattutto perché lo facevano? I documenti di questo percorso offrono uno spaccato della vita scolastica del ‘600, in particolare della seconda Accademia (1616-1630) di Bergamo fondata e gestita dalla MIA, e la possibilità di confrontarla con la vita scolastica odierna. Da far riflettere studenti e anche voi…docenti.
La vicenda:
tutto ha inizio alla vigilia di un Natale del primo Seicento, nella sala del Consiglio della MIA (oggi sede della Biblioteca musicale “Gaetano Donizetti”) nell’antica sede storica della Domus Magna in città alta. Un gruppo di studenti, dopo aver salito la stessa ampia ed imponente scala di accesso di oggi, viene interrogato in merito ad una “congiura” con tanto di armi e via di fuga che alcuni di loro stavano preparando. Lì, a dirigere l’inchiesta, è qualcuno più in alto e più potente dell’attuale preside, qualcuno che può decidere per sempre del loro futuro.
Ambito cronologico:
XVII sec.
Fonti usate:
si parte dal verbale dell’interrogatorio degli studenti, documento fondamentale per ricostruire la vicenda, e per questo oggetto di trascrizione ed analisi durante il laboratorio presso la sede attuale della MIA. Seguono altri verbali correlati alla vicenda e alla vita scolastica della Accademia tratti dalle Terminazioni, vale a dire dal registro settimanale delle decisioni del Consiglio della MIA. In particolare sono riportate le istituzioni e i capitoli (le regole) di questa scuola. Viene offerto inoltre un validissimo documento di supporto, uno studio di Giuseppe Locatelli, per conoscere la storia e l’organizzazione della seconda Accademia.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro, (presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani) laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico della MIA relativi alla tematica scelta (lettura e trascrizione, discussione e sintesi).
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- la ricostruzione della vicenda attraverso l’interrogatorio degli studenti è di per sé intrigante perché, oltre alla necessaria indagine investigativa per far combaciare i pezzi, consente di entrare nelle dinamiche relazionali di un gruppo di ragazzi del passato e mettere così in gioco quelle dei ragazzi di oggi: “tu cosa avresti fatto?”
- se dal piano comportamentale si passa a quello più complessivo, il materiale offre la possibilità di confrontare l’organizzazione, le regole e le attività dell’Accademia della MIA con quelle della propria scuola e/o della scuola in generale per evidenziarne le differenze ma scoprirne anche gli aspetti comuni
- è possibile anche addentrarsi nel periodo storico per conoscere la mentalità in merito all’educazione e all’istruzione e al contempo capire l’importantissimo ruolo che ha svolto la MIA non solo nell’ambito della assistenza ma anche dell'istruzione a Bergamo.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte e a stampa:
- approccio al lessico in uso nel periodo in cui le fonti sono state scritte ed ai linguaggi di carattere settoriale
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- capacità di analizzare e interpretare simboli, allegorie, miti e leggende, e produzione di informazioni
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con il presente: la scuola del Seicento e quella di oggi.
Consigliato per:
il tema ed il conseguente processo di immedesimazione da parte degli studenti consentono alle classi di ogni ordine e grado di scuola di affrontare con interesse il percorso. Ovviamente i documenti saranno selezionati e utilizzati in base al grado scolastico.
- Storie di topi e lupi, di liti, lavori e saccheggi
Che storia, o meglio, quali storie si celano dietro le antiche mura del monastero vallombrosano di Astino? A poca distanza dal centro storico di Bergamo, ma calato in una valle verdeggiante e amena, il complesso monumentale di Astino, fondato nel 1107 da alcuni seguaci di San Giovanni Gualberto provenienti dal monastero di San Gervasio e Protasio di Brescia, sembra vivere fuori dal tempo conservando inalterato un suo fascino particolare. Nonostante la posizione un po' appartata ha sempre mantenuto uno stretto legame con il territorio circostante e con la città di Bergamo di cui ha condiviso la sorte nelle diverse vicende storiche.
Il materiale di questo percorso non affronta un tema definito ma presenta dei piccoli episodi che ci danno un'immagine più quotidiana della vita all'interno del cenobio facendoci vedere una varietà di personaggi che entrano, vivono e lavorano tra le alte mura del monastero. Scopriamo, ad esempio, che insieme ai monaci vivevano anche i conversi e i servitori e che le relazioni potevano essere molto "burrascose", che nella valle di Astino si aggiravano i lupi mentre i topi rovinavano le canne dell’organo e infine che tra le mura del nostro monastero si è svolto un episodio della guerra della Lega di Cambrai tra l’imperatore Massimiliano I e i suoi alleati (Luigi XII re di Francia, il papato, l’Ungheria, I Savoia, i Gonzaga e Firenze) contro Venezia che a quei tempi dominava anche su Bergamo.
Ambito cronologico
XVI e XVII secc.
Fonti usate:
- le Ricordanze degli abati di Astino che annotavano con regolarità nei loro libri i principali avvenimenti della comunità
- nel 1646 l'abate Ignazio Guiducci pubblica il Compendio delle scritture del Monastero di Astino dove raccoglie dai manoscritti degli abati una serie di annotazioni che riordina secondo vari criteri come ad esempio quello cronologico. Il manoscritto permette di ricostruire la formazione nel corso dei secoli del grande patrimonio fondiario del monastero, il ruolo svolto nella sua costituzione dai singoli abati, aspetti di vita quotidiana della comunità monastica. Il linguaggio usato da Guiducci è chiaro e può essere facilmente affrontato dagli alunni.
Organizzazione del percorso:
il monastero di Astino con la sua importante storia, la suggestiva architettura, le numerose opere d'arte e il contesto paesaggistico offre lo spunto per indagare piste di ricerca diversificate che impongono un’articolazione del percorso differente da quella degli altri. Infatti si prevede:
- primo incontro (in sede MIA o, in casi particolari, in classe) per presentare l'origine e le caratteristiche del monachesimo, l'organizzazione della vita e degli spazi dei monasteri mettendo in luce lo specifico della spiritualità vallombrosana e le principali vicende storiche del complesso di Astino.
- secondo incontro per la visita guidata alla Chiesa del Santo Sepolcro e agli ambienti monastici finora ristrutturati e agibili. A questa segue, a seconda del tema scelto, un'attività di decodifica e lettura di documenti di epoche diverse relativi ad alcuni periodi o vicende della vita del cenobio.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- ricostruzione della vita all’interno della piccola comunità monastica di Astino
- raffronto tra passato e presente (la guerra, la malattia, la natura)
- rielaborazione del contenuto dei documenti analizzati in forme comunicative diverse (fumetto, racconto, disegno, ecc.).
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte e a stampa:
- approccio al lessico in uso nel periodo in cui le fonti sono state scritte ed ai linguaggi di carattere settoriale
- capacità di individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- saper individuare temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- saper ricavare e produrre conoscenze e informazioni e saperle rielaborare e comunicare in varie modalità (relazione, racconto orale o scritto, grafico, multimediale ecc…)
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con il presente: realtà sociale del passato e quella presente.
Consigliato per:
tutte le classi dalla primaria alla secondaria di primo grado, con gli opportuni e necessari adattamenti.
- Abbandono e criminalità: i danni della peste ad Astino (XVII secolo)
La peste del '600, nota come la peste manzoniana, si propagò dopo un periodo di crisi economica, dovuta a vari fattori, che colpendo la produzione agricola, specie dei cereali, provocò un'ondata di carestie preoccupanti per le autorità pubbliche, non solo a causa delle numerose vittime i cui corpi giacevano spesso riversi per le strade della città, ma anche per il pericolo di disordini sociali.
La posizione isolata del monastero, la relativa distanza dalla città, l'ordine rigoroso dell'abate che proibiva ai monaci di avere contatti con l'esterno inizialmente protessero la comunità dal contagio che si sviluppò nel bergamasco tra la fine del 1629 e gran parte del 1630. Ma un giovane monaco preoccupato per la madre ammalata, disobbedì alle disposizioni del superiore e di nascosto si recò in città. Al suo rientro anche il morbo attraversò le porte della clausura portando il suo carico di morte e distruzione.
Attraverso le annotazioni degli abati nelle Ricordanze, riprese dal monaco Pier Gerolamo Mazzoleni nel 1704, si percepisce lo sgomento provocato dal "furore di sì orribil male": mancanza di misure di difesa dall'epidemia, morte prematura di giovani monaci promettenti, distruzione e perdita di beni, disordine morale e sociale, riduzione della manodopera agricola.
Ambito cronologico:
secolo XVII
Fonti usate:
- le Ricordanze degli abati di Astino che annotavano con regolarità nei loro libri i principali avvenimenti della comunità
- una preziosa narrazione della storia del monastero scandita secondo l’avvicendamento degli abati che lo diressero e portata a termine nel 1704 dal monaco Pier Gerolamo Mazzoleni: Istoria della badia di Astino.
Organizzazione del percorso:
Il monastero di Astino con la sua importante storia, la suggestiva architettura, le numerose opere d'arte e il contesto paesaggistico offre lo spunto per indagare piste di ricerca diversificate che impongono un’articolazione del percorso differente da quella degli altri. Infatti si prevede:
- primo incontro (in sede MIA o, in casi particolari, in classe) per presentare l'origine e le caratteristiche del monachesimo, l'organizzazione della vita e degli spazi dei monasteri mettendo in luce lo specifico della spiritualità vallombrosana e le principali vicende storiche del complesso di Astino.
- secondo incontro visita guidata alla Chiesa del Santo Sepolcro e agli ambienti monastici finora ristrutturati e agibili, segue un'attività di decodifica e lettura di documenti relativi alla diffusione e ai danni della peste nel bergamasco e nel monastero.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- le descrizioni della peste di testi letterari diversi (da Tucidide a Camus)
- la mentalità dell'epoca in merito alle cause delle malattie, ai metodi di cura e prevenzione
- la peste a Bergamo: modalità di diffusione e conseguenze dell'epidemia per la popolazione
- parallelismo tra il racconto manzoniano della peste e i documenti proposti in questo dossier e in quello relativo alla MIA "Con quanta carità e amore"
- ricerche nel proprio territorio in merito alla diffusione dell'epidemia del '600, alle sue conseguenze, e alla edificazione delle cappelle di campagna dedicate ai morti della peste.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte e a stampa:
- approccio al lessico in uso nel periodo in cui le fonti sono state scritte ed ai linguaggi di carattere settoriale
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- capacità di individuazione delle tracce e testimonianze storiche sulla peste del 1630 nel territorio bergamasco
- capacità di raccogliere da fonti di tipologia diversa e organizzare informazioni su un argomento
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con il presente: società e mondo scientifico di fronte alle grandi epidemie di ieri e di oggi.
Consigliato per:
tutte le classi della scuola secondaria di primo e secondo grado.
- Marzo 1797 "Cadette a Bergamo cose straordinari" da Venezia a Napoleone
Nel 1797, ai tempi della Rivoluzione e dell’arrivo delle truppe napoleoniche a Bergamo, Michele Bigoni è il campanaro della città: uno spettatore privilegiato con un posto in prima fila sulla Torre civica, il Campanone. Dall’alto del suo punto di osservazione non solo suona le campane per annunciare gli avvenimenti straordinari, ma ne fa una precisa cronaca. Attraverso il suo diario assistiamo ad un vero e proprio sconvolgimento che segna la fine dell’antico regime e la proclamazione della Repubblica Bergamasca: le feste in piazza, il rogo delle parrucche dei nobili, e l’innalzamento dell’albero della libertà. Nel periodo della dominazione francese a Bergamo, -dal 1797 al giugno 1814-, non solo cambia il volto della società e del potere, ma si istituiscono anche nuovi simboli e vengono create nuove immagini per rappresentarlo.
La vicenda:
Pietro Poli, professore di Diritto Costituzionale nelle scuole della Misericordia Maggiore di Bergamo, durante la rivoluzione bergamasca, nei primi mesi del 1797, denuncia con parole appassionate la “barbarie” dell’antico governo auspicando “il trionfo glorioso della Democrazia Costituzionale”. Costretto poi alla fuga dall’arrivo degli austro-russi a Bergamo (24 aprile 1799) ripara in Francia da dove rientra un anno dopo quando Napoleone riprende il controllo della penisola.
Al suo ritorno si apre un’accesa controversia con la MIA: il professor Poli, sostenuto dai nuovi governanti, chiede di riprendere il suo incarico di insegnamento, ma i dirigenti del Consorzio si rifiutano. Si apre un conflitto un po' simbolico dei rapporti tra i nuovi governanti "giacobini" e la MIA che si sente esautorata.
Ambito cronologico:
fine del XVIII secolo – inizi XIX
Fonti usate:
- le Terminazioni, ovvero i registri dei verbali delle sedute del Consiglio di reggenza della Misericordia Maggiore in cui si riportano le delibere relative ai vari punti all’ordine del giorno
- corrispondenza che il Consorzio della Misericordia Maggiore intratteneva con le istituzioni, con i privati, o con i propri dipendenti
- materiale a stampa dell'epoca
- diario del campanaro Michele Bigoni, conservato nella Civica Biblioteca “Angelo Mai”.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro: (presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani) laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico della MIA relativi alla tematica scelta (lettura e trascrizione, discussione e sintesi).
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- la "rivoluzione delle parrucche" i tumultuosi avvenimenti del 12 marzo 1797 a Bergamo, la prima città del “dominio di terraferma” che si ribella a Venezia ed innalza l’albero della libertà. La cronaca di quegli avvenimenti attraverso il diario di Michele Bigoni e le vicende della MIA e delle altre istituzioni benefiche cittadine
- i documenti proposti offrono uno spaccato del periodo e consentono di passare dalla storia locale alla storia nazionale ed europea facilitando la comprensione delle novità rivoluzionarie e nel contempo delle contraddizioni del governo francese
- il ruolo dei francesi in Italia: il rapporto con gli ambienti giacobini bergamaschi, i cambiamenti introdotti, l'avvio dei processi che diedero vita allo Stato moderno
- i nuovi simboli politici e il loro significato: lettura e interpretazione dei frontespizi della corrispondenza ufficiale tra la MIA e la municipalità dove sono rappresentati personaggi, simboli e miti della tradizione classica
- la satira come strumento di lotta politica: maschere e burattini tradizionali da Arlecchino e Pantalone a Pacì Paciana.
Abilità e competenze:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte e a stampa:
- approccio al lessico in uso nel periodo in cui le fonti sono state scritte ed ai linguaggi di carattere settoriale
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- capacità di analizzare e interpretare simboli, allegorie, miti e leggende, e produzione di informazioni
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con il presente: l’origine di ideali e valori politici e istituzioni alla base della società moderna.
Consigliato per:
- gli studenti della scuola secondaria che possono affrontare le implicazioni politiche e ideali della vicenda
- per la scuola primaria risulterà più efficace lavorare sul e con il materiale iconografico.
- Il manicomio di Astino: povertà, pellagra e follia nel 1800
A poca distanza dal centro storico di Bergamo, ma calato in una valle verdeggiante e amena, il complesso monumentale di Astino, fondato nel 1107 da alcuni seguaci di San Giovanni Gualberto provenienti dal monastero di San Gervasio e Protasio di Brescia, è stato per circa sette secoli monastero, per sessant’anni - dal 1832 al 1892 - manicomio provinciale, poi casa colonica e azienda agraria.
L’antico manicomio della Casa della Maddalena, ubicato vicino alla chiesa di S. Alessandro in colonna, verso la fine del Settecento non risultava più idoneo perché angusto e insalubre. Nello stesso periodo storico le idee illuministiche stavano modificando la concezione dell’assistenza ai folli: da una visione e una pratica repressive si cominciò ad introdurre sistemi di custodia e di cura più rispettosi della dignità del folle ricoverato. Gli alienisti più innovatori avviarono la ‘cura morale’ con l’intento di restituire i folli meno gravi alla società.
Ma il fenomeno che a Bergamo impose alle autorità pubbliche di individuare urgentemente una nuova sede più ampia e spaziosa per il manicomio fu l’esplosione della pellagra, un’avitaminosi che colpì duramente le campagne dell’Italia centro-settentrionale tra la seconda metà del settecento e i primi decenni del novecento. I contadini pellagrosi al terzo stadio della malattia necessitavano del ricovero manicomiale in quanto erano affetti da "frenosi" o "psicosi pellagrosa".
Per questo si decise di adattare il monastero vallombrosano dal quale i monaci erano stati allontanati a manicomio.
Sui muri interni ed esterni sono ancora visibili le tracce delle trasformazioni architettoniche eseguite e susseguitesi nel corso dei decenni per adeguare gli spazi del monastero alla nuova funzione. Ogni cambio di destinazione del monastero ha lasciato delle tracce; individuare e interpretare quelle del manicomio non sempre è facile.
Ambito cronologico
XIX sec.
Fonti usate:
- tracce del manicomio nell'edificio del monastero
- vedute del manicomio di Astino di Pietro Ronzoni (riproduzioni)
- fonti provenienti dagli archivi della Biblioteca Mai e dell’Archivio di Stato di Bergamo
- cartelle cliniche dei folli ricoverati provenienti dall’Archivio dell’Ospedale neuropsichiatrico provinciale
- testo letterario: la descrizione della pellagra nel romanzo storico Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli.
Organizzazione del percorso:
Il monastero di Astino con la sua importante storia, la suggestiva architettura, le numerose opere d'arte e il contesto paesaggistico offre lo spunto per indagare piste di ricerca diversificate che impongono un’articolazione del percorso differente da quella degli altri. Infatti si prevede:
- primo incontro (in sede MIA o, in casi particolari, in classe) per presentare l'origine e le caratteristiche del monachesimo, l'organizzazione della vita e degli spazi dei monasteri mettendo in luce lo specifico della spiritualità vallombrosana e le principali vicende storiche del complesso di Astino
- secondo incontro visita guidata alla Chiesa del Santo Sepolcro e agli ambienti monastici finora ristrutturati e agibili, osservando le tracce lasciate dai malati e dall'adattamento dell'edificio a manicomio. Segue un'attività di decodifica e lettura di documenti relativi alla realtà manicomiale.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- il materiale proposto fornisce elementi che consentono di rielaborare varie tematiche in forma narrativa (lettere, diari, cronache) anche da punti di vista diversi (il medico, il malato, un familiare)
- le annotazioni mediche riportate nella ‘cedola nosologica’ della cartella clinica di un ricoverato consentono di riflettere sulle condizioni di vita dei contadini bergamaschi nell'ottocento sugli effetti della pellagra, causa prima dell’aumento dei ricoveri nel manicomio di Astino durante il XIX sec.
- la storia della psichiatria: organizzazione del manicomio e interventi terapeutici nel manicomio di Astino.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte e a stampa:
- approccio al lessico in uso nella documentazione sanitaria del periodo in cui le fonti sono state scritte ed al linguaggio medico
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- capacità di individuazione delle tracce e testimonianze storiche del manicomio ancora riconoscibili nel monastero vallombrosano di Astino
- capacità di raccogliere da fonti di tipologia diversa e organizzare informazioni sull’argomento preso in esame
- capacità di riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con il presente: la concezione della pazzia e il trattamento dei malati mentali nel passato e oggi.
Consigliato per:
classi della secondaria di primo e secondo grado, con gli opportuni e necessari adattamenti.
- Movimento sociale cattolico e grandi affittanze nelle campagne bergamasche agli inizi del 1900
Un percorso che consente, oltre allo studio del territorio e delle modalità di sfruttamento da parte dell’uomo, di conoscere le dure condizioni di vita contadina agli inizi del secolo scorso. Non solo quindi la possibilità di osservare mappe, terreni e colture, ma anche di ricostruirne le proprietà e le modalità di gestione. E ancora di più di immaginare i visi segnati dalla fame e dalle malattie (è il periodo della pellagra endemica) e le mani callose che impugnano sicure zappe e forche, ma sanno a malapena tenere la penna in mano. Ma è anche l’inizio di un cambiamento ad opera del nascente movimento sociale cattolico: l’istituzione delle prime "affittanze collettive", società cooperative dei contadini concepite come l’alternativa alle grandi affittanze con l’intento di migliorare le condizioni socio-economiche dei lavoratori della terra.
La vicenda:
l'apparentemente noioso rinnovo di un contratto agrario lascia trapelare tra le righe di modalità fredde e pragmatiche un qualcosa di nuovo che si affaccia nella realtà lavorativa di inizio Novecento. Non sarà più il solito grande conduttore affittuario che di fatto si disinteressava dei miglioramenti dei campi e della vita dei contadini a vedersi rinnovare l’affitto. Questa volta la sua richiesta alla grande proprietaria terriera di Comun Nuovo, la MIA, trova un concorrente, il parroco del paese che con calligrafia ordinata fa la sua controproposta in qualità di presidente della nascente Società dei probi contadini. Nella lettera alla MIA scrive con semplicità che spesso “il padrone” è negligente, che il mugnaio forse ruba e “difficilmente si troveranno poveri più poveri di questo comune”.
Ambito cronologico:
XX sec.
Fonti usate:
si propongono documenti di tipologia varia proveniente dai fondi archivistici della MIA e prodotti dagli uffici dell’ente incaricati di amministrare i beni fondiari.
In particolare mappe di periodi diversi utilizzabili quindi per capire l’evoluzione nel tempo del paesaggio agrario; lettere relative a controversie; contratto d’affitto con ampie relazioni descrittive sullo stato dei fondi agricoli con tanto di toponimi dei vari appezzamenti di terreno, delle colture, delle acque e degli edifici; atto costitutivo relativo alla Società dei probi contadini di Comunuovo.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro: (presso l'Archivio di Stato di Bergamo, via Fratelli Bronzetti, 24/26/28) visita guidata dell'archivio seguita dal laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico-sezione moderna della MIA relativi alla realtà di vita dei contadini, carte e mappe dove è possibile osservare le particelle agrarie una volta appartenenti in gran parte alla MIA.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- confronto nel tempo del territorio e del paesaggio agrario in base alle cartografie di epoche diverse
- conduzione del podere: una meticolosa registrazione consente di ricostruire non solo i rapporti di proprietà, le modalità di gestione, ma il tipo di terreno e di coltivazione praticata
- la vita contadina del passato: consuetudini, credenze, linguaggio caratterizzanti il mondo e il tempo contadino
- nascita delle società contadine: le prime forme di associazione proposte dal movimento cattolico e da quello socialista.
Abilità e competenze:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte e a stampa:
- comprensione del lessico e della terminologia in uso nella documentazione relativa ai contratti agrari e all’agricoltura (descrizione di poderi, sistemi di misurazione e di coltivazione, strumenti, prodotti coltivati ) del secolo scorso
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese capacità di ricostruire una vicenda e di individuare i “personaggi”
- capacità di lettura di fonti diverse riconducibili ad una uno specifico territorio
- saper individuare i fattori di trasformazione che hanno contribuito alla formazione dell’attuale stato del territorio
- individuazione delle tracce storiche ancora riconoscibili nella configurazione del paesaggio agrario preso in esame
- saper confrontare il paesaggio agrario del passato con quello odierno attraverso la cartografia storia e contemporanea.
Consigliato per:
tutte le classi di ogni ordine e grado. La documentazione favorisce un approccio sia scritto che cartografico alle variazioni nel tempo del territorio bergamasco, non solo di Comun Nuovo. Il tema delle condizioni di vita dei contadini ben si adatta ad approfondimenti ed elaborazioni da valutare anche in base alla storia del territorio di riferimento della scuola ed alle scelte delle classi.
Ambito tematico: Storia della carità e dell’assistenza
- Carità e beneficenza alle origini della MIA (XIII sec.)
"Incipit consortium seu congregatio Sancte Misericordie" così si apre la Regola della Misericordia di Bergamo: non un regolamento, ma l'atto di fondazione di uno stile di vita confraternale a cui aderiscono, nella Bergamo comunale, i nuovi ceti sociali della mercatura e dell'artigianato guidati dal clero cittadino, in primo luogo il vescovo Erbordo e il frate domenicano Pinamonte da Brembate, estensore del testo della regola secondo la tradizione. I confratelli e le consorelle condividevano uno stile di vita morigerato e le pratiche devozionali, si sostenevano nei momenti di difficoltà, e si impegnavano nella due finalità associative: il conseguimento della misericordia del Signore e l’esercizio delle opere di misericordia verso i poveri attraverso la distribuzione di elemosine.
La Regola del Consorzio indica con puntualità i requisiti e i doveri degli iscritti, la condivisione delle pratiche religiose e l'aiuto reciproco, prescrive la registrazione precisa di quanto viene raccolto, le modalità di distribuzione e la conservazione accurata dei rendiconti di ogni attività.
L'attività di laboratorio:
i documenti proposti sono redatti in latino medioevale ricorrendo, secondo le modalità di scrittura del tempo, all'uso di abbreviazioni: alcuni vengono letti in originale, altri in trascrizione e/o traduzione. Il laboratorio stimola la riflessione sulle caratteristiche estrinseche dei documenti; con il supporto di semplici strumenti di decodifica sia del lessico che delle abbreviazioni si rilevano le particolarità del linguaggio (formule fisse, unità di misura, termini desueti) in modo che gli alunni giungano a decifrare il testo quasi come in un gioco enigmistico.
I documenti proposti descrivono le modalità di distribuzione e di raccolta degli aiuti nei primi secoli di vita del Consorzio e ne individuano i destinatari. Successivamente in classe si possono raccogliere informazioni relative alla realtà sociale ed economica di Bergamo nel secolo XIII.
Ambito cronologico:
XIII sec.
Fonti usate:
i documenti proposti descrivono le modalità di distribuzione e di raccolta degli aiuti nei primi secoli di vita del Consorzio, individuano i membri dello stesso, le elemosine elargite e i destinatari:
- la Regola scritta da Pinamonte da Brembate, il Primus Liber e il Receptum (registri delle offerte e delle distribuzioni)
- fonti secondarie: Marcantonio Benaglio: Descrittione delle proprietà del Venerando Consortio della Misericordia Maggior di Bergamo cominciando l'anno 1612
- materiale iconografico digitalizzato.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro, (presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani) laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico della MIA relativi alla sua organizzazione nei primi anni della fondazione.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- la scrittura nel medioevo e I cambiamenti della lingua e della scrittura nel tempo
- i poveri nel medioevo
- l'organizzazione delle confraternite laicali e delle realtà assistenziali a Bergamo nel basso medioevo
- i poveri di oggi e le attuali modalità di assistenza.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte, a stampa relative alla fondazione del Consorzio della Misericordia, le sue finalità e la sua organizzazione
- comprensione del lessico in uso nella Regola della MIA e nei documenti esaminati risalenti al basso medioevo
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- capacità di individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- saper confrontare i sistemi di conduzione e lavorazione della terra del passato con quelli odierni anche attraverso la cartografia storica e quella contemporanea.
Consigliato per:
le classi della scuola secondaria di primo e secondo grado.
- I monaci di Astino tra povertà ed elemosine (XVI sec.)
Il capitolo IV (Gli strumenti delle buone opere) della Regola di S. Benedetto, a cui la Regola Vallombrosana si rifaceva, stabiliva che i seguaci di Giovanni Gualberto dovessero: “soccorrere i poveri, vestire gli ignudi, visitare gli infermi, seppellire i morti, alleviare tutte le sofferenze e consolare quelli che sono nell'afflizione”.
Accanto al monastero di Astino sorse già nella prima metà del XII secolo un ospedale per aiutare i più bisognosi, i cui beni nel 1305 confluirono in quelli della Misericordia Maggiore. Successivamente, dopo la morte del vescovo Guala de Roniis nel 1244, venne istituita una distribuzione annuale di pane per i poveri. A questa prima ‘elemosina grande’ ne seguì un’altra nel XVI secolo.
La vicenda:
all’inizio del 1500 anche l'abate Silvestro de Benedictis istituì una rendita per il monastero con la quale eresse il Consorzio dei Poveri di Cristo e stabilì che il monastero due volte all'anno - l’anniversario della morte dell’abate De Benedictis e la domenica delle Palme - , doveva distribuire dieci some (quasi 300 chilogrammi) di frumento ai poveri; grazie a questo lascito ogni povero riceveva un pane e un quattrino. Nella controfacciata della chiesa del S. Sepolcro anche un affresco del 1572 di Giovan Battista Guarinoni d'Averara ricorda proprio la grande elemosina annuale.
Purtroppo, col passare degli anni, si persero la memoria e i documenti che stabilivano gli obblighi del monastero, e la generosità degli abati fece sì che la quantità di pane distribuito ai poveri aumentasse notevolmente. Inoltre nel giorno della distribuzione il grande afflusso di poveri, vagabondi, curiosi e autorità nella valle finì per diventare motivo di scandalo e disturbo per i monaci.
Costoro tentarono di abolirla, ma ebbero notevoli difficoltà per l'opposizione della cittadinanza e delle autorità civili. La controversia fu risolta solo alla fine del 1500 con un accordo in base al quale i monaci di Astino dovettero sostituirla con l'obbligo di pagare ogni anno 18 some di frumento all'Ospedale grande di San Marco.
Ambito cronologico:
XVI sec.
Fonti usate:
- le Ricordanze degli abati che annotavano con regolarità nei loro libri i principali avvenimenti della comunità monastica di Astino
- il Compendio delle scritture del Monastero di Astino del 1646 dell'abate Ignazio Guiducci che raccoglie dai manoscritti degli abati una serie di annotazioni che riordina secondo vari criteri come ad esempio quello cronologico. Il manoscritto permette inoltre di ricostruire la formazione nel corso dei secoli del grande patrimonio fondiario del monastero e il ruolo svolto nella sua costituzione dai singoli abati
- una preziosa narrazione della storia del monastero fu portata a termine nel 1704 dal monaco Pier Gerolamo Mazzoleni: Istoria della badia di Astino. La scrittura e il linguaggio di Mazzoleni sono chiari e possono essere facilmente affrontati dai ragazzi
- il ricco corredo di dipinti della chiesa del Santo Sepolcro e l’architettura del monastero.
Organizzazione del percorso:
il monastero di Astino con la sua importante storia, la suggestiva architettura, le numerose opere d'arte e il contesto paesaggistico offre lo spunto per indagare piste di ricerca diversificate che impongono un’articolazione del percorso differente da quella degli altri. Infatti si prevede:
- primo incontro (in sede Mia o, in casi particolari, in classe) per presentare l'origine e le caratteristiche del monachesimo, l'organizzazione della vita e degli spazi dei monasteri mettendo in luce lo specifico della spiritualità vallombrosana e le principali vicende storiche del complesso di Astino
- secondo incontro visita guidata alla Chiesa del Santo Sepolcro e agli ambienti monastici finora ristrutturati e agibili. A questa segue un'attività di decodifica e lettura di fonti manoscritte sulla Grande Elemosina.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- la Regola benedettina e la Regola con particolare riferimento alle disposizioni riguardanti la carità
- ricostruzione della vita all’interno della piccola comunità monastica di Astino
- le pitture e alcuni documenti manoscritti e a stampa consentono di ricostruire l'origine della Grande elemosina e di avvicinarsi al tema dell’assistenza e della beneficenza nel passato per un confronto con la realtà attuale dell’assistenza pubblica, del volontariato e della carità individuale.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte, a stampa e pittoriche:
- approccio al lessico in uso nel periodo in cui le fonti sono state scritte ed ai linguaggi di carattere settoriale
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali
- ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- produzione e comunicazione finale delle informazioni apprese
- saper leggere un'opera d'arte, interpretare simboli, allegorie, miti e leggende, il contesto storico nel quale l’opera d’arte è realizzata
- saper riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione
- sviluppare il senso di appartenenza alla propria comunità attraverso la conoscenza della storia, e dell'arte del proprio territorio
- rielaborare le conoscenze apprese nel corso delle visite guidate e dell’osservazione delle opere d’arte e dei beni storici e monumentali in forme comunicative diverse (fumetto, racconto, disegno, ecc.).
Consigliato per:
per tutte le classi della scuola secondaria di I e di II grado.
- “Con quanta carità et amore”. La MIA e le grandi carestie tra '500 e '600
Chi si occupava dei poveri, specie quando nei periodi di gravi carestie il numero aumentava fino a diventare non solo straziante per lo spettacolo tristissimo di visi emaciati, corpi macilenti, ma anche pericoloso per le rivolte e gli assalti che mettevano a rischio la stabilità sociale? La MIA, quale ente nato con il proposito di aiutare i bisognosi, ebbe un ruolo fondamentale nella storia della carità di Bergamo. Un’occasione per riflettere sui meccanismi complessi delle crisi economiche, sulle differenze sociali, sul ruolo della beneficenza pubblica e privata, anche personale, nel contribuire ad aiutare i bisognosi. Nel passato come nel presente.
La vicenda:
l’8 marzo 1629 i poveri, provenienti dai borghi e sottoborghi della città, nonché dai paesi della provincia, premono alle porte della sede della MIA in città alta per la periodica distribuzione di pane e vino. C’è una crisi nella produzione e nell’approvvigionamento di cereali che, nonostante gli sforzi, il Comune non riesce ad affrontare. Tutti i pii luoghi vengono allertati. Per prima la MIA che nel Seicento è l’istituto di carità più potente e ricco della città. Nonostante gli sforzi, la carestia procede inarrestabile e ai morti d’inedia per le strade si aggiungono quelli schiacciati dalla calca proprio fuori dai magazzini della Domus Magna di via Arena.
Ambito cronologico:
XVII sec. (prima metà).
Fonti usate:
poche le notizie sull'epidemia all’interno dell’archivio della MIA: un paio di annotazioni stringate in un volume delle Terminazioni, i verbali degli incontri settimanali del Consiglio della MIA. Altre informazioni sulle difficoltà del periodo sono recuperabili da lettere sia istituzionali (relazioni dei rettori veneti) che personali. Inoltre dalla Regola aggiornata della MIA (1620) si può ricavare il cambiamento nel tempo del primitivo Consorzio di carità (1265) e il nuovo ruolo di potenza economica ed istituzionale.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna.
- secondo incontro, (presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani) laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico della MIA relativi alle carestie tra Cinquecento e Seicento, alle richieste di aiuto ricevute e agli interventi messi in atto.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- la ricostruzione della vicenda, anche attraverso le pagine dello storico bergamasco Bortolo Belotti, è un primo gradino per raccogliere informazioni oggettive, farsi domande sui dati mancanti. E’ possibile rielaborare gli elementi raccolti in forma narrativa (lettere, diari, cronache) mutando anche i punti di vista, servendosi dell’immaginazione, ma senza alterare le informazioni raccolte e le caratteristiche del periodo
- dal punto di vista più strettamente storico è possibile chiedersi ed indagare in merito ai meccanismi delle crisi economiche, in particolare quella del Seicento con l’attenzione rivolta all’Italia del nord, quando alle cicliche crisi agrarie si aggiungono inceppamenti anche in ambito mercantile
- i documenti offrono inoltre informazioni per ricostruire parte della storia della MIA e fare confronti tra la prima Regola e quella redatta per l’appunto agli inizi del Seicento
- i documenti possono essere utilizzati sia per un approfondimento degli aspetti economici e delle condizioni di vita del periodo storico sia per riflettere e confrontare il passato con il presente rispetto al problema mai del tutto risolto della povertà, si può aprire un piano di riflessione sulla carità così come era concepita nel passato e su come viene affrontato oggi il problema dei poveri tra assistenza pubblica, privata e solidarietà personale.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte, a stampa relative al ruolo del Consorzio della Misericordia nel far fronte alle emergenze sanitarie e sociali
- comprensione del lessico in uso nei documenti esaminati risalenti all’età moderna
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- capacità di individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- di produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- comprensione dei meccanismi economici nei momenti di crisi
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con l’oggi
- saper confrontare le modalità per far fronte alle emergenze sanitarie e sociali del passato e di oggi.
Consigliato per:
le classi della scuola secondaria di primo e di secondo grado.
- Una generosa benefattrice Flaminia De Vecchi Carrara Beroa: dal testamento al ritratto
Qui si parla di generosità. Siamo nel cuore dell’attività della MIA. Quella per cui era stata fondata nel 1265: aiutare gli altri. E di cuore doveva averne tanto Flaminia sia quando era in vita -caratterizzata da un’avveduta prodigalità verso i bisognosi- sia dopo la morte quando, in forma di legati, sostiene enti di beneficenza e privati cittadini. Non facile discorso oggi quello sulla carità ma certamente di grande attualità tra il senso di fastidio e le richieste pressanti di una nuova povertà.
La vicenda:
si è nell’ambito della biografia: in una vicenda si ricostruisce fondamentalmente la trama. Fatta di avvenimenti, quelli che succedono ai personaggi. Nella biografia la messa a fuoco è interamente sul protagonista: la sua personalità, il suo carattere, i suoi gusti, ma soprattutto i desideri e i progetti e quanto di fatto realizzato. Nata fortunata Flaminia da una ricchissima famiglia di antica nobiltà e sposata all’uomo che ama di una famiglia, i Carrara Beroa, altrettanto ricca e nobile. Eppure sfortunata: la prima ferita indelebile: la perdita della madre da piccola e poi la seconda straziante: la perdita dell’unica figlia tanto attesa e quasi più sperata. L’albero di due famiglie secolari si è esaurito. Nondimeno, come trapela dal suo lucido testamento, il dolore non le impedisce di scorgere le necessità degli altri e per ognuno ha un pensiero: parenti, amici, domestici e dipendenti delle sue proprietà e poi diversi enti assistenziali della città di Bergamo che la omaggia alla sua morte con una cerimonia funebre che metteva in movimento tutta la popolazione.
Ambito cronologico:
XIX sec.
Fonti usate:
questo percorso consente l’utilizzo di fonti diverse i cui perni, ai fini della ricostruzione biografica, sono fondamentalmente due: una copia del testamento della contessa Flaminia, una decina di pagine che lasciano trapelare la generosità del suo animo, e il raffinato ritratto della benefattrice, opera del pittore bergamasco Giuseppe Rillosi e conservato presso la Casa di Riposo Santa Maria Ausiliatrice di Bergamo. Notizie della sua vita si possono ricavare da particolareggiati necrologi pubblicati su giornali dell’epoca e dall’elogio funebre pronunciato dal sacerdote Guglielmo Filippini e successivamente dato alle stampe. A raccontare la famiglia ci sono gli stemmi, gli alberi genealogici, le residenze e la tomba.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro per la scuola primaria: visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore e ad alcuni dei monumenti di città alta. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro per la scuola primaria: (presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani) breve presentazione della storia della MIA e della beneficenza, attività di laboratorio sul ritratto
- primo incontro per la scuola secondaria: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro per la scuola secondaria: (presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani) laboratorio sulle fonti: stralci del testamento e di documenti dell'epoca, analisi del ritratto di Flaminia De Vecchi.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- la ricostruzione della vita e della personalità della contessa Flaminia utilizzando tipologia testuali diverse (di sicuro effetto quelle in prima persona : diario, epistolario)
- lo studio del ritratto come genere pittorico è un altro modo di “raccontare” il personaggio che investe direttamente l’ambito artistico ne fissa i canoni, le posture, le caratterizzazioni sociali e personali
- i documenti consentono un approccio all’assistenza e alla beneficenza a Bergamo, argomento che, se approfondito; oltre a far conoscere le caratteristiche della nostra città potrebbe essere proposto per un confronto con la realtà attuale dell’assistenza pubblica, del volontariato e della carità individuale
- per gli studenti della scuola primaria, anche delle primissime classi, diversi gli spunti documentari per lavorare sulla propria storia personale e le relazioni parentali (i ritratti, gli alberi genealogici della propria di famiglia, gli stemmi).
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte (il testamento di Flaminia De Vecchi), a stampa e iconografiche (ritratto della benefattrice) relative alla biografia di una nobildonna della prima metà dell’ ‘800
- comprensione del lessico in uso nei documenti esaminati risalenti all’età della Restaurazione
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- capacità di individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- di produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- comprensione dei meccanismi economici nei momenti di crisi
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con l’oggi: modalità di erogazione di aiuti pubblici e privati per far fronte alle nuove povertà.
Consigliato per:
tutte le classi di scuola primaria, secondaria di I e di II grado; l’argomento e il personaggio aprono spazi a discipline umanistiche e artistiche che possono essere indagati calibrando le attività in base alle esigenze degli allievi.
- Verso lo Stato sociale: dalla carità alla beneficenza tra 1800 e 1900
Nei documenti conservati in un archivio ci si imbatte nelle storie di persone anonime che hanno lasciato dietro di sé una traccia, seppur lieve (o apparentemente insignificante), della loro esistenza. Il fondo Eredità e legati della sezione moderna dell’archivio della MIA depositato presso l'Archivio di Stato di Bergamo, ci restituisce frammenti di vita sia di personaggi significativi della storia bergamasca tra Sette e Novecento, che durante la loro vita “incrociarono” per motivi diversi, in qualità di amministratori o di benefattori, alcune delle iniziative assistenziali dell’ente, sia quelli dei tanti "poveri bisognosi o vergognosi" che alla MIA si rivolsero per essere assistiti.
Vita, esperienze, ma anche cultura e sentimenti di personaggi tra i più disparati emergono dalle carte che ci permettono di ripercorrere le biografie di uomini e donne che, in un certo momento della loro vita, si sono imbattuti in una delle molteplici enti assistenziali bergamaschi lasciandovi il segno della propria irripetibile storia.
Ambito cronologico:
XIX-XX sec.
Fonti usate:
- stralci da alcuni testamenti
- richieste di aiuto alla Congregazione di Carità
- documenti relativi all'esecuzione di legati testamentari in gran parte compilati dai parroci a cui era affidato il compito di individuare i soggetti bisognosi e di provvedere alle distribuzioni: gli elenchi dei poveri, i di buoni consegna del sussidio, i moduli di raccolta delle informazioni per la concessione dei sussidi.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro: (presso l'Archivio di Stato di Bergamo, via Fratelli Bronzetti, 24/26/28) visita guidata dell'archivio seguita dal laboratorio sulle fonti con documenti di varie tipologie, provenienti dall’archivio storico sezione moderna della MIA, relativi all'esecuzione di alcuni legati testamentari.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- indagine per verificare se nel territorio della scuola o dove vivono i ragazzi esistono asili, scuole, case di riposo, parchi o altre istituzioni legate a donazioni di benefattori dei secoli scorsi
- l’assistenza e la beneficenza a Bergamo per conoscere le caratteristiche della nostra città e per un confronto con la realtà attuale dell’assistenza pubblica, del mondo del volontariato e della carità individuale
- nel passato i ‘poveri vergognosi’ erano persone una volta abbienti che, cadute in miseria, conservavano un senso di dignità che impediva loro di stendere la mano. Come vivono oggi le persone che perdono il lavoro dopo anni di fatica e di illusoria sicurezza? Quali protezioni offre la società moderna a chi è privo di risorse? Uso delle fonti per scrivere e ambientare racconti, lettere, diari di personaggi reali o immaginari
- lo studio del ritratto come genere pittorico: un altro modo di osservare e descrivere ricchi e poveri nella società ottocentesca
- la difficile condizione delle persone con disabilità nel passato che può dare spazio alla riflessione sulle odierne politiche di assistenza e integrazione.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte, a stampa relative al ruolo del Consorzio della Misericordia nel far fronte alle emergenze sanitarie e sociali
- comprensione del lessico in uso nei documenti esaminati risalenti all’età moderna
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- capacità di comprensione dei meccanismi economici nei momenti di crisi
- capacità di contestualizzazione storica e di confronto con l’oggi nell’ambito dell’assistenza ai poveri e ai bisognosi.
Consigliato per:
tutte le classi di ogni ordine e grado con adattamenti al livello della classe e alle esigenze dell’insegnante e degli studenti.
Ambito tematico: La memoria del paesaggio e le trasformazioni del territorio
- L'evoluzione del paesaggio della valle d’Astino dal medioevo ad oggi
Il parco dei colli avvolge Bergamo alta come un manto alle cui estremità si collocano due monasteri benedettini: Astino edificato a partire dal 1107, nella valle omonima, e Valmarina, all'imbocco della val Brembana, monastero femminile del quale si ha testimonianza attorno al 1150 e, oggi sede proprio del Parco dei colli istituito nel 1977. Entrambi i monasteri sono inseriti ancora oggi in un contesto paesaggistico agricolo forestale che, nonostante lo sviluppo urbanistico, conserva i segni della presenza delle monache benedettine e dei monaci benedettini vallombrosani.
I caratteri della valle di Astino erano particolarmente adatti all'edificazione del monastero: una posizione appartata, ma non eccessivamente distante dalla città e lungo un'importante via di transito, vicinanza di sorgenti d'acqua e di boschi, circondata da dolci rilievi collinari che non ostacolavano le coltivazioni, la proteggevano dalle correnti e creavano una suggestiva cornice ambientale.
Ancora oggi a distanza di quasi nove secoli dalla fondazione del monastero e nonostante il succedersi di vicende storiche e degli avvicendamenti colturali, la valletta conserva un bellezza quasi intatta nella quale è possibile riconoscere i segni dei lavori di dissodamento, bonifica, derivazione delle acque e costruzione di canali artificiali, costruzione di terrazzamenti voluti e diretti dai monaci vallombrosani che vi hanno vissuto per circa sette secoli.
Il restauro, ancora in corso, non si è limitato alle strutture architettoniche ma ha investito anche i fondi agricoli e forestali per i quali si è avviato il reimpianto delle colture storiche della zona secondo criteri di agricoltura biologica.
Ambito cronologico:
XIX e XXI secc.
Fonti usate:
- mappe catastali
- carte geografiche e tematiche
- osservazione diretta
- fonti storiche e letterarie.
Organizzazione del percorso:
Il monastero di Astino con la sua importante storia, la suggestiva architettura, le numerose opere d'arte e il contesto paesaggistico offre lo spunto per indagare piste di ricerca diversificate che impongono un’articolazione del percorso differente da quella degli altri. Infatti si prevede:
- primo incontro (in sede Mia o, in casi particolari, in classe) per presentare l'origine e le caratteristiche del monachesimo, l'organizzazione della vita e degli spazi dei monasteri mettendo in luce lo specifico della spiritualità vallombrosana e le principali vicende storiche del complesso di Astino
- secondo incontro visita guidata alla Chiesa del Santo Sepolcro e agli ambienti monastici finora ristrutturati e agibili, seguono l'osservazione del sito e del paesaggio e un'attività di decodifica e di lettura di carte e documenti di epoche diverse.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- osservazione diretta dei caratteri naturalistici e antropici della Valle d’Astino all’interno del Parco dei Colli di Bergamo
- lettura di carte catastali e/o carte geografiche, planimetrie e carte tematiche
- la valle di Astino nei quadri ottocenteschi
- funzione e finalità del Parco dei colli di Bergamo
- i valori ideali, culturali, ambientali della carta etica di Astino
- le finalità del progetto di valorizzazione agro-ambientale
- analisi di testi letterari (Liber pergaminus di Mosè del Brolo) e di documenti storici che descrivono il paesaggio e le coltivazioni agricole della valle d’Astino.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte e a stampa:
- approccio al lessico in uso nella documentazione sanitaria del periodo in cui le fonti sono state scritte ed al linguaggio medico
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- capacità di individuazione delle tracce e testimonianze storiche del manicomio ancora riconoscibili nel monastero vallombrosano di Astino
- capacità di raccogliere da fonti di tipologia diversa e organizzare informazioni sull’argomento preso in esame
- saper riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione.
Consigliato per:
la scuola primaria a partire dalle classi III e per tutte le classi della scuola secondaria di I e di II grado, con gli opportuni e necessari adattamenti.
- La rappresentazione del territorio nei cabrei, regolamenti e contratti dei fattori della MIA (secc. XVII-XIX)
Quando nell'anno 1612 Marcantonio Benaglio, notaio della MIA, redige la "Descrittione delle Proprietà del Venerando Consortio della Misericordia Maggior di Bergamo", l'80 per cento dei possedimenti della MIA si concentra a Comun Nuovo (6.700 pertiche), Spirano (4.900) e Fara Olivana (6.000). Le grandi dimensioni delle "fattorerie" garantivano notevoli risparmi nella conduzione, infatti consentivano di ospitare in loco le famiglie di mezzadri addetti alla coltivazione, di controllarne meglio l'operato, di sfruttare un'ampia rete di irrigazione e, infine, di risparmiare sulla spesa per trasportare il raccolto in città.
La vicenda:
"No esendo altro gli bacio le onorate mani Lorenzo Vecchi pronto a servirla" così agli inizi del '600 chiude le sue lettere ai consiglieri della MIA Lorenzo Vecchi, per molti anni fedele e scrupoloso fattore della grande possessione di Fara Olivana, a cui i consiglieri del Consorzio benevolmente accordano un accrescimento di salario riconoscendogli "la qualità dell'aria non molto buona, la gravezza del carico, ...et la sua lunghissima ed fedele vita". Le lettere del fattore raccontano tutta la vita e le attività della importante azienda, si può quasi vederlo mentre faticosamente traccia i segni della sua scrittura grossolana per rendicontare le spese, chiedere licenza per i lavori da avviare, esprimere gioia o disappunto per le vicende della proprietà, ma anche per far presente i bisogni dei massari (mezzadri) che deve sorvegliare.
Ambito cronologico:
XVII sec.
Fonti usate:
- cabreo di Fara Olivana, sede della "fattoreria" della MIA, quasi una fotografia del paesaggio del tempo.
- foto aerea del territorio attuale di Fara Olivana
- registri delle Terminazioni del Consiglio della MIA e regolamenti per i fattori
- corrispondenza dei fattori che permettono di comprendere la condizione sociale dei contadini nella bassa pianura bergamasca, i loro rapporti con la proprietà, l'organizzazione del lavoro nelle campagne, le coltivazioni agricole del tempo.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro: laboratorio sulle fonti presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani dove è possibile ammirare varie mappe della bassa pianura bergamasca e, soprattutto, il cabreo della "fattoreria" di Fara Olivana dove nel 1721 il notaio agrimensore Bernardino Sarzetti riporta accuratamente le pezze di terra, gli edifici, le coltivazioni, le opere idrauliche ed altro ancora.
Con il supporto di una scheda di raccolta delle informazioni i ragazzi vengono guidati alla lettura e alla contestualizzazione delle informazioni ricavabili dalle tavole del cabreo e preliminari allo studio dei documenti scritti.
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- studio della storia del territorio e individuazione delle trasformazioni del paesaggio nella cartografia storica
- studio delle condizioni di vita dei contadini nel '600
- forme di conduzione della terra: la mezzadria, livelli, bracciantato
- analisi delle modalità e delle finalità di rappresentazione iconografica del territorio.
Abilità e competenze:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte, a stampa e cartografiche riconducibili al territorio agricolo della pianura bergamasca:
- approccio al lessico in uso nella agricoltura del periodo considerato in cui le fonti sono state scritte ed al linguaggio specifico
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- capacità di individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- di produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- osservazione del paesaggio agrario attraverso la documentazione storica e i materiali iconografici prodotti per la gestione delle grandi aziende agrarie
- capacità di lettura di fonti diverse riconducibili ad una medesima porzione di territorio
- individuazione delle tracce storiche ancora riconoscibili nella configurazione del paesaggio
- saper ricostruire le condizioni di vita e di lavoro dei contadini nel '600 a partire da fonti esaminate
- saper confrontare i sistemi di conduzione e lavorazione della terra del passato con quello odierni anche attraverso la cartografia storica e quella contemporanea
- descrizione di manufatti, lavori e colture.
Consigliato per:
tutte le classi della scuola secondaria di primo e secondo grado.
- Scopri la tua roggia: il sistema di irrigazione nelle campagne bergamasche
Proviamo a tornare indietro, almeno a prima dell’industrializzazione che ha interessato il territorio bergamasco a partire dagli anni cinquanta-sessanta del novecento: campagna e cascine sparse, boschi e paesi di piccole dimensioni e ben distanziati tra loro, strade per lo più sterrate e una ben evidenziata fitta rete di rogge che distribuiva l’acqua dai fiumi ai campi provvedendo anche a farne defluire l’eccedenza. Un lavoro per il quale l’uomo si è adoperato, anche nella bergamasca, fin dall’età medioevale ma di cui rimangono, soprattutto a Bergamo città, alcuni brevissimi tratti per lo più inquinati e che compaiono e scompaiono nascosti da strade e costruzioni. Attraverso i documenti di questo percorso sarà possibile visualizzare il territorio della provincia nel passato ed evidenziarne la rete di distribuzione delle acque, il suo utilizzo, confrontandolo poi con l’oggi.
Argomento:
sarebbe stato se non inutile ma certamente problematico per la MIA possedere un enorme patrimonio fondiario senza l’acqua. E’ per questo che sin dal XIV secolo acquistò dal Comune di Bergamo non solo i terreni ma la Roggia Morla di Comun Nuovo. Una roggia che nasceva in città per poi scorrere verso sud e che veniva utilizzata soprattutto per l’irrigazione dei campi. Lungo il tragitto l’acqua veniva venduta per irrigare altri terreni non di proprietà della MIA, e per alimentare fontane private, far funzionare mulini e torchi e, nella prima fase dell’industrializzazione, anche turbine. La distribuzione dell’acqua era regolata in base alla quantità, alle fasce orarie e alle stagioni riportate in apposite tabelle.
Ambito cronologico:
inizio XX sec., ma anche secoli precedenti.
Fonti usate:
documenti cartacei di tipologia varia provenienti dai fondi archivistici prodotti dagli uffici della MIA proprietaria della Roggia di Comun Nuovo: lettere relative a controversie, regolamenti d’uso delle acque, tabelle con le “ruote” (i turni di distribuzione dell’acqua), descrizioni del percorso della roggia e richieste di utilizzo delle acque per scopi non agricoli. Di notevole interesse è la cartografia di supporto che permette di cogliere le trasformazioni subite dal paesaggio urbano e rurale nel corso del tempo.
Organizzazione del percorso:
- primo incontro: (in città alta presso la Biblioteca civica “A. Mai”), presentazione di documenti relativi alla storia della Misericordia, visita guidata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Su richiesta le classi possono visitare la Biblioteca musicale “G. Donizetti” presso la Domus Magna
- secondo incontro, (presso la sede della Fondazione MIA in via Mali Tabajani) laboratorio sulle fonti: testi manoscritti provenienti dall’archivio storico della MIA relativi alla rete di distribuzione delle acque nel passato, all'attuale rete di canali e alla sua gestione mediante il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca (lettura e trascrizione, discussione e sintesi).
Temi di approfondimento culturale e didattico:
- studio del territorio sul campo: è sempre molto proficuo per lo studio del territorio un’indagine diretta sul campo per indagare sulle rogge di più facile accesso per la classe osservando i tratti coperti, lo stato di conservazione, il loro utilizzo oggi e ricostruendo quello nel passato
- l’uso dell’acqua sia in città che in campagna: l’importanza dell’acqua sia per uso civile (potabile e non) o per usi agricoli e manifatturieri nonché per la produzione di energia. Approfondire questo aspetto significa confrontarsi con i grandi mutamenti della tecnica idraulica e con l’attualissimo problema della proprietà e della gestione di questo bene vitale.
Abilità e competenze acquisibili:
- capacità di lettura e interrogazione critica delle fonti manoscritte, a stampa e cartografiche riconducibili al territorio agricolo della pianura bergamasca:
- approccio al lessico in uso nella agricoltura del periodo considerato in cui le fonti sono state scritte ed al linguaggio specifico
- individuazione delle informazioni esplicite e inferenziali, ricostruzione della vicenda o dell’evento e contestualizzazione storica
- capacità di individuazione di temi d’interesse suscitati dall’analisi delle fonti
- capacità di produzione e comunicazione delle informazioni apprese
- capacità di lettura di individuazione dei fattori di trasformazione che hanno contribuito alla formazione dell’attuale paesaggio antropico preso in considerazione
- capacità di individuare le tracce storiche ancora riconoscibili nella configurazione del paesaggio odierno, sia urbano che rurale
- capacità di osservare e confrontare il paesaggio agrario di ieri e di oggi anche attraverso la cartografia storica .
Consigliato per:
le classi di ogni ordine e grado, naturalmente l’uso dei documenti, soprattutto quelli più tecnici, deve essere calibrato in base all'età degli studenti. Trattandosi di studio del territorio, l’uscita sul campo vivifica l’interesse e facilita la comprensione della funzione e dell'organizzazione della rete irrigua.